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Corso LCA n°7b - Approfondimento Eco indicator 99

07-10-2023 11:23 AM

Alberto Carmignani

LEZIONI & APPROFONDIMENTI, Corso LCA, LCA, normalizzazione, pesatura,

Corso LCA n°7b - Approfondimento Eco indicator 99

Approfondimento del metodo di normalizzazione e pesatura, l'Eco indicator 99 utilizzato in schemi come PEF e OEF.

Il metodo degli Ecoindicatori

 

Si definisce un metodo di pesatura e valutazione degli effetti ambientali (che danneggiano gli ecosistemi o la salute umana) su scala europea, proponendosi come strumento per la valutazione, in fase di progetto, delle diverse opzioni che possono presentarsi durante l'analisi di un prodotto/processo.  E' opinione degli autori che la mancanza della definizione dell'importanza relativa degli effetti (acidificazione, effetto serra, etc..) non consenta un'univoca valutazione dell'impatto totale sull'ambiente che per tale ragione rimane indeterminato. Il progetto “Eco-indicator 95” (aggiornato poi in “Eco-indicator 99”) propone l'inclusione nella metodologia LCA di procedure di normalizzazione e pesatura in modo tale da sintetizzare, in un unico valore definito appunto Eco indicatore, tutti gli indicatori ambientali. 

 

“Maggiore è il valore dell'Eco indicatore e maggiore sarà l'impatto ambientale potenziale.”

 

Per quanto riguarda gli effetti ambientali considerati, il metodo tiene conto di quelli che si ritiene danneggino l'ecosistema o la salute umana su scala globale o regionale: effetto serra, distruzione dello strato di ozono, acidificazione, eutrofizzazione, smog fotochimico e emissione di sostanze tossiche (metalli pesanti, sostanze cancerogene o pesticidi). 

 

Non sono invece incluse:

 

  • le sostanze tossiche che rappresentano un problema sui soli luoghi di lavoro: la tossicità difatti è legata al superamento di determinati valori di concentrazione, evento circoscrivibile ai soli luoghi di lavoro e pertanto effetto locale;
  • il consumo di materie prime: l'indicatore non esprime la rarità di una determinata materia prima e quindi l'impatto del suo consumo come tale ma solo le emissioni derivanti dal processo estrattivo;
  • i rifiuti: sono considerati le emissioni prodotte dalla gestione dei rifiuti ma non la quantità del rifiuto come tale e il consumo della risorsa spazio conseguente.

 

Eco-indicator definisce un valore di riferimento come il contributo medio annuo di un determinato impatto ambientale imputabile ad un abitante in Europa; ne consegue che gli impatti risultano a tal punto confrontabili in termini di abitante equivalente per cui risulta possibile valutare relativamente ad ogni singolo effetto ambientale l'entità dell'impatto potenziale. Tuttavia, tale primo risultato nulla ci dice su quale debba essere l'importanza relativa dei diversi effetti ambientali: il problema rimane sempre quello di definire un corretto livello di confronto in quanto differenti effetti ambientali causano differenti tipi di danno. Pensando allo smog fotochimico, per esempio, si osserva come esso sia dannoso sia per la salute umana, sia per le foreste, dando origine al fenomeno delle piogge acide. L'importanza relativa dei diversi effetti dovrebbe allora essere stabilita tramite opportuni fattori di pesatura che consentano il confronto della gravità dei diversi impatti potenziali normalizzati su una stessa scala di riferimento (Ecoindicators points); in pratica, viene stabilita una correlazione di confronto che consente di determinare livelli di danno equivalente per i diversi effetti ambientali. Per giungere infine ad un risultato totale e univoco dell'impatto ambientale del processo in esame e definendo l'Eco-indicator come la somma degli Eco-indicator points calcolati per i singoli impatti.

 

Il punto debole di tutto il metodo risiede, come è logico aspettarsi, nella definizione dei fattori utilizzati per la pesatura degli impatti. Per questo, l'Eco-indicator utilizza il criterio del “Distance to Target”, per cui l'ipotesi di base è che esista una correlazione tra la gravità di un determinato effetto e la distanza tra il livello attuale e un livello obiettivo prefissato. Ad esempio: se l'obiettivo è di ridurre di un fattore 10 l'effetto serra nei prossimi 10 anni e di 5 volte quello dell'acidificazione, l'effetto serra è considerato più grave rispetto al secondo di un fattore pari a 2. Per accordarsi sul livello dell'obiettivo è tuttavia necessario definire dei livelli equivalenti nell'ambito di differenti tipologie di danno. I seguenti livelli di danno sono stati assunti dagli autori come equivalenti:

 

  • numero di morti causati da effetti ambientali (valore accettato pari a 1 morto ogni milione);
  • numero di persone che si ammalano come conseguenza degli effetti ambientali (per lo smog il livello fissato corrisponde al ripetersi con una certa rarità dei periodi di smog);
  • degradazione dell'ecosistema (5% di degrado massimo per il sucessivo periodo).

 

Il metodo Eco-indicator si propone quindi di pervenire ad una definizione degli obiettivi (e dei corrispondenti livelli di danno) indipendentemente da valutazioni politiche e di fattibilità economica, ma esclusivamente sulla base di informazioni di tipo scientifico. La definizione di tali livelli di equivalenza del danno resta tuttavia del tutto soggettiva e pertanto esiste  la possibilità di fare diverse assunzioni e pervenire quindi a diversi valori dei fattori per la pesatura. 

 

L'indicatore non ha un significato universale e assoluto.

 

Fonte [The Eco indicator 95 - Manual for designers, Mark Goedkoop et al., 1996]