Introduzione
La struttura generale di una LCIA è composta da alcuni elementi obbligatori che convertono i risultati della fase LCI in opportuni indicatori che possono essere utilizzati direttamente o come punto di partenza per successive valutazioni opzionali della LCIA. Gli elementi che costituiscono la fase “obbligatoria” sono:
- la selezione degli effetti ambientali da considerare oltre agli indicatori ambientali che li rappresentano;
- l'assegnazione dei risultati della fase di LCI agli effetti ambientali scelti (classificazione)
- il calcolo degli indicatori di categoria (caratterizzazione)
Aspetto importante riguarda inoltre il criterio di valutazione da adottare in base al quale collegare tali numeri ai corrispondenti giudizi di valore sulla maggiore o minor gravità dell'impatto. Tutto ciò avviene nella seconda fase della LCIA, definita “opzionale” e composta da ulteriori elementi:
- confronto degli indicatori ambientali calcolati con valori di riferimento (normalizzazione)
- confronto dell'importanza dei singoli effetti ambientali (pesatura)
Fase obbligatoria - Selezione & Assegnazione
La prima operazione da effettuare nella LCIA è la scelta degli effetti ambientali (o categorie di impatto) sui quali si fonderà l'analisi. Alcuni parametri che vincolano la scelta possono essere la presenza di normative di riferimento (i.e. EN15804, GHG Protocol, etc..) o regole di categoria di prodotto (PCR, PSR, RCP, etc..).
In seconda battuta si passa alla fase di classificazione che, dal punto di vista operativo, consiste nell'organizzazre i risultati dell'inventario ovvero i valori di tutte le emissioni gassose, liquide e solide, generate direttamente o indirettamente dai processi considerati, distribuendoli nelle varie categorie di impatto. Il problema può risultare però non di semplice risoluzione in quanto una stessa sostanza constituente un'emissione può contribuire a più categorie di impatto, provocando effetti a catena di difficile interpetazione. Il metano (CH4) ad esempio fornisce un contributo sia alla categoria di impatto “Riscaldamento globale” che “Ozone layer depletion” oppure gli ossidi di azoto (NOx) che forniscono un contributo sia alla categoria “Photochemical formation” che “Human toxycity”.
E' opportuno inoltre precisare che se è vero che tali categorie fanno riferimento ad effetti conosciuti, questi devono essere considerati (per ora) soltanto come effetti “potenziali”. Non solo per l'incertezza della correlazione dovuta ai limiti delle conoscenze scientifiche, ma anche perchè non esiste pretesa di effettuare una determinazione puntuale degli effetti ambientali nel sito specifico in esame e nel momento esatto dell'indagine. Questa prima fase risulta quindi di tipo generale in quanto porterà semplicemente ad un collegamento quantitativo di un processo produttivo con una o più categorie di impatto. L'aggregazione dei risultati di inventario non ha l'obiettivo di fornire giudizi di valore assoluto sugli effetti ambientali ma consente al più giudizi relativi, come può essere ad esempio quello di determinare quale fra due o più processi produttivi porti ad un minor dispendio di risorse o a un minor impatto conseguente ai rilasci in ambiente (Potential impact).
Fase obbligatoria - Caratterizzazione
Dopo la classificazione dei diversi impatti generati dai processi, il metodo di caratterizzazione permette di determinare in maniera omogenea e quantitativa il contributo delle singole emissioni. In tal modo risulta possibile esprimere quantitativamente, in un'idonea unità di misura, il contributo che ad ogni categoria fornisce il processo in esame. In altre parole permette di determinare i valori degli idicatori di categoria che, in precedenza, sono stati definiti per ogni singolo effetto considerato. Detto in maniera ancora più semplice, ogni sostanza elementare individuata e "smistata" nelle varie categorie di impatto, viene moltiplicata per il relativo fattore di caratterizzazione (fattore di emissione unitario specifico per ogni categoria di impatto) ottenendo di fatto l'impatto totale delle varie categorie. In definitiva l'impatto risulta rappresentato da valori numerici ottenuti elaborando i risultati della LCI con operazioni di raggruppamento e classificazione: il suo collegamento con “l'effetto” consiste nel fatto che esso ne è una causa potenziale. In tale accezione il termine “impatto” non deve pertanto essere sopravvalutato quando lo si confonde con l'effetto che può provocare.
Fase opzionale - Normalizzazione & Pesatura
I risultati in uscita dalla fase di caratterizzazione possono essere a loro volta elaborati al fine di produrre degli indici sintetici con cui valutare complessivamente il sistema in esame. Esistono vari metodi di normalizzazione, ognuno dei quali fa riferimento a speciali parametri che rendono possibile l'aggregazione dei risultati delle diverse categorie di impatto. I profili ambientali così ottenuti risultano pertanto sintetici e particolarmente adatti per operazioni di confronto tra diversi sistemi produttivi. Il fatto però che i parametri di normalizzazione siano collegati a considerazioni artificiose e in molti casi discutibili, rende troppo azzardata l'operazione di normalizzazione che porta a ridurre l'inero profilo ambientale ad un unico parametro di riferimento.
I metodi normalizzazione che verranno pubblicati con il prossimo articolo di approfondimento appartengono alla categoria del MAUT (Decision Analysis Multi-Attribute Utility Theory) e forniscono la possibilità di decidere tra diverse considerazioni grazie ad una scala gerarchica di obiettivi che possono essere di tipo top down (identificazione di aspetti globali) o bottom up (identificazione aspetti specifici) (Jacaz et al, 1997).